lunedì 25 luglio 2011
Reparti
Una bestemmia agonizzante fu l'ultima breccia di vita a scandire il calar del sipario per Andy Black. Sfrondato, noi spettatorucoli ti abbiamo ammirato da sfrondato e offeso e vilpeso quand'eri in cima ai tuoi sogni grassocci e untuosi, noi di questi scomparti a paranoia da tenere a bada con musichelle per rimbambiti con l'infradito ai piedi, che brutti piedi i nostri, che brutti i palazzoni ovunque e che brutto il tuo odore adesso, odore ospedaliero, puzza di letto mai rifatto nei secoli. Quanto tempo è passato, Andy Black? Dalla cera incolore spiaccicata sulla tua carcassa si direbbe che è sbarcato un nuovo cagnaccio del tempo sulla Terra ed è riuscito a superare il nostro, di tempo, divorandone l'essenza. Non ha mai avuto senso contarlo in fin dei conti, non avremmo potuto riprenderlo per i capelli prima dello strapiombo, mai e poi mai. Va' pure, di corsa e coi tacchi a petardo, a spiegarle i fuochi fatui e la colla rappresa e impercettibile sui nostri sensi migliori, tanto non puoi muoverti, la malattia a tenaglia ti rimpinza di dolori talmente lancinanti che non li sentirai più nel volgere obeso e puntuale della luna. Una smitragliatona cosmica diletterà i nostri sporchi culi e gli orifizi lindi e pure quelli fistolosi, le nuvole si indiavoleranno lassù in alto incestuose e soffici come le mammelle di una qualsiasi femmina dalla morale sbrindellata, come sbrindellata è senza dubbio la sua vagina, calda e rammollita, buona per tutte le stagioni. Sotto scacco i ricordi, Andy Black. Il male ti sta rasoiando gàrrulo e già ridacchia il buon Dio alla testa del suo esercito punitivo coi cazzi in fiore e la feluca sotto il solleone e i rigurgiti carichi di pioggia, roba da lasciare ogni bagaglio nella polvere e mettersi a spolpare una vipera affilata e sbaciucchiarsela fino crepare, piuttosto che starsene qui a osservare fin quando la cabeza lo permette, lurida puttanaccia, il membro mentre rinsecchisce. Devi sapere, Andy Black, dei processi degenerativi. Specialmente ora che ne puoi cogliere l'essenza, steso come sei su questa pre-bara sbiadita e con le infermiere prive d'amore a rinfrescarti il collo, brodini al massimo scopacchiabili, nulla di più. Madre di tutte le tragedie conosciute e future è la Natura, Andy Black. Ti danno da mangiare oggidì catrame ripassato in padella? E' la Natura, mister. Encomiabili passi avanti del cervello umano ed eccoti servito! Prima di cadere nella poltiglia eri un'idea meravigliosa, incorruttibile. Il coltellaccio della fantasia scuoia la realtà, non certo la sua padrona. E' nella fantasia che siamo salvi. La fanghiglia del mondo porta male, porcaccia d'una troia! Porta male darle un amore che non possiedi. Porta male il solo pensiero. L'hai sognata, Cristo santo. Sei finito in ospedale senza neppure accorgertene. Volevi sposarla, l'hai fatto in una notte dal mantello troppo scuro, tu e il tuo catarro e un infarto da rimandare perché si sta bene così, liberi e falliti sui suoi cuscini a rammendarsi il cuore, presto se ne renderà conto o forse sospetta qualcosina, ma intanto ti tradisce, pensieri maligni e corvacci schifosi vanno ricacciati sul fondo della merda più nera e fottere e farsi fottere rappresenta un non so che di immacolato, almeno questo pensa lei. E in un avanzo di cena, in un accenno di galera, si prende in spalla incubi e farfalle e se ne va. Tu resti solo a maledire Madonne mai esistite. Nulla, non è nulla. Il reparto è acceso. Fumano alle tre del mattino. Non puoi nemmeno ansimare.