sabato 30 luglio 2011
Il coito degli altri
Andy Black continuava a domandarsi per quale terribile ragione si dovesse staccare la spina, perché mai la spina dovesse essere staccata per completare ogni funzione. Non siamo qui per mangiare vita e poi ricominciare? Per commuoverci e morire e poi risorgere? Qui, nel nostro grembo e nel nostro umile altrove, nella nostra stanzetta da dormitorio la sera del tuo compleanno, non del suo, e te ne stai serrato dentro l'universo buio di compensato e mura deboli con un fornetto arrugginito per cucinare qualcosa e una scatola di metallo per rifugiarci gli ultimi rimasugli? Nei due metri di solitudine che sei riuscito a ottenere per un po' non sei nessuno, comunque vadano le cose. Lei è uscita a festeggiare la sua stolta e sincera felicità. Domattina, giusto un paio d'ore dopo essere rientrata malconcia di alcol e baci appuntiti prenderà se stessa e la porterà lontano dal tuo muso lungo ancora una volta, non senza aver fatto schioccare le sue labbra umide e così bugiarde sulla tua guancia infuocandola per un secondo, fottendoti per i secoli a venire con lo svolazzo della gonna che se ne va. Andy Black, lei sta calpestando sabbia e asfalto, sta traversando i continenti, si sta portando il braccio destro sull'altra spalla per un dolorino, ha passato l'estate a ballare, non è niente in realtà. Lei sta respirando la merda che le è stata assegnata pure se crede di averla scelta e quello lì, brutto idiota, ha più gamba di te, corre e pare sia capace di vincere gni cosa. Non lo spaventa la malaria giallastra, non teme alcun ricordo, ne ha divorati molti e a te spettano, se il buon Dio s'è distratto per farla senza sporcare il bordo del water, due o tre briciole di nullità: l'altrui coito osservato dalla finestra. Dove diavolo credi di andare?