Se si guardasse il mondo da una prospettiva più ampia, più vera, più "cruda" e "spietata", si capirebbe l'amore che abbiamo davanti agli occhi, ignorato per far posto alle certezze ufficiali. Per far posto ad "altri" amori. Un "altro" amore, certo. Che sarà meraviglioso quanto e forse più di quello andato. Anche se non è corretto paragonare ciò che è stato con ciò che abbiamo adesso fra le mani, gli umani spesso fanno così. Un altro amore, quindi. Capita, per inganno dell'anima, per via dell'anima ingannata, di cancellare quel che è vero. Si fa posto al nuovo come se fosse veramente nuovo. Rivisitazioni, comportamenti diversi e un'etichetta addosso, come una maledizione da supermercato: amore. Stella mia, non è così. Io resterò da solo nel grigiore delle mie pallide certezze, tu stai già volando verso una patacca su cui però hanno scritto che brilla fortissimo. Un prodotto. Non un amore. Un prodotto su cui ti sei gettata per accantonare il sangue e per togliere la mia faccia dai tuoi pensieri. Non è neanche necessario nominarlo così tante volte, l'amore. So benissimo che sta lì dentro di te e se ne frega del tuo fare al mondo. Fai pure. Io so qual è la verità. Un cane morto che ti fa pena, ma che conosce le tue vene fino in fondo. Un cane morto che ti fa pena, che ha spazzato via tutto e s'è preso in faccia specialmente le colpe che non gli appartengono, sta qui da solo a friggere. Eppure... Eppure, ti impegneai per non amarmi più. Senza mai riuscirci.