mercoledì 28 aprile 2010

Gli occhi per piangere

Tutti sanno del tuo tango a Belgrado, ma non hanno importanza né il luogo, né il ballo a cui ci si abbandona. Tutti sanno di Belgrado, Serbia, da qualche parte nel mondo. Non importa. Per la piccola gente, per il piccolo mondo, conta il tradimento. Anche se di tradimento non si tratta. Non c’era bisogno di nascondersi. Non lo hai fatto. Assassina onesta. A un cane morto come me lasci qualche briciola e una dose di rancore, che, credi, mi servirà per cancellarti dalla mia vita senza sentirmi poi tanto in colpa; e che userai per fregartene, sì, ma con la faccia di chi ha la coscienza limpida, al massimo troppo impegnata in qualche nuova faccenda. Anche tu sei caduta nel vizio delle pillole per dimagrire. Ti abbuffi di bugie, ne regali centomila, tradisci, te ne vai in giro a sporcarti, ché non è peccato. Poi cerchi un’assoluzione, poi ancora gridi d’esser libera, spavalda. Poi, ancora, auspichi parole di conforto, tu che di me non avrai mai più bisogno. Vuoi pure sentirti dire che sei sbagliata per far scattare la condizionale o il perdono totale, sospirando infelice e modellando le sopracciglia con l’espressione degli occhi; e se la luna è più o meno giusta e chi si pronuncia, giudice senza onore, è affetto da una malattia immorale chiamata, spesso, amore, vinci l'intera posta in palio. Gli occhi, dicevamo. Mi sono rimasti quelli per piangere. Se qualcuno prova a confiscarmeli, giuro che divento un killer di professione.