Scrosciava violenta sulle stupide vite degli stolti che correvano, aspettavano, predicavano, bevevano, bramavano, scoreggiavano, vendevano e compravano anime e vagine in zona Leicester Square, ma la pioggia non poteva più nulla contro quella luccicante sporcizia. C'era una qualche prima di un qualche film, una commedia poliziesca. Un palco assemblato alla buona, niente tappeto rosso per le celebrità, un gruppetto di cazzoni in attesa e due macchine del New York Police Department in posizione di obliquo scontro sul palco, sotto le luci che mettevano in risalto la fortissima doccia dal cielo gonfio di nuvole scurissime. Nella corsa verso il metrò riuscivo a cogliere gli sguardi spenti dei pakistani degli off licence e dei negozietti di cianfrusaglie per turisti che assistevano per un po' a quella patetica messa in scena, prima di rientrare nelle loro gabbie colme di cazzate, snacks, chicken sandwiches, bibite cancerose e gossip magazines per cretine di ogni età e classe sociale. Il rumore sciocco della disco music rovinava ulteriormente i cervelli già intontiti. Non cercavo riparo e così mi beccavo l'acqua che, pesantissima, mi avrebbe regalato un febbrone nel giro di un paio d'ore. Dribblavo rapido gli stronzi in attesa di entrare in teatro, dalla loro inopportuna allegria mi sembrava un musical. Odio i musical. Odio anche le donne. Cerco un paio di labbra caramellose e di quelle che incontro non ne va bene una. Occhi azzurri, è colpa tua. Tu sei tutte le labbra caramellose della Terra, una e universale. Ormai faticavo a correre, ciondolavo come un vecchio obeso. Negli ultimi tempi ero ingrassato di nuovo e i jeans e le camicie esaltavano la ciccia accumulata nel corso dei mesi britannici. Ero diventato un estremista sedentario e alla sera mi addormentavo chiudendo gli occhi con la rabbiosa speranza di incontrarla ancora una volta, un'ultima volta prima di ingoiare il veleno. Contavo i guai al buio della piccola stanza di South Woodford; li catalogavo in base all'effetto che ognuno di essi provocava allo stomaco e poi scappavo, fuggivo via e mi ritrovavo improvvisamente e volontariamente fra le sue lunghe e femminili braccia e mi perdevo sulla sua morbida pelle da bambina e nella sua diabolica tenerezza da traditrice adulta. Ma adesso ero solo (e lo sarei rimasto fino alla fine dei miei giorni), e dovevo abbandonare l'inferno commerciale di Central London. Fradicio di pioggia e stanco, mentre guadagnavo metri verso la Piccadilly Line e mi allontanavo dal frastuono di quella festa inutile ed eterna pensavo che non ce l'avrei mai fatta a rincasare; la folla, il diluvio, le bombe nascoste in metrò, gli schiavi e i padroni insieme, i simboli dei regimi ovunque, comprare e vendere, vendere e comprare. Dio, ma che razza di incubo è questo? Ero quasi arrivato all'ingresso di Covent Garden quando mi accorsi di un ometto sudicio, con la faccia distrutta dalla ferocia della vita. Cedeva da guerriero imbolsito. Cristo, finirò anch'io così, forse addirittura peggio. Si lasciò cadere lentamente scivolando con la schiena contro una protezione laminata dietro cui lavoravano ragazzoni anneriti dalla polvere del progresso. Con i suoi occhi chiarissimi, irreali, non riusciva più ad ingannarsi e ad ingannare. Gli venne fuori un debole soffio, uno sfiato rancoroso e senza forza. Si accasciò sull'asfalto bagnato e il mondo, dannazione, continuava a produrre le sue monotone atrocità. Quanto a me, sapevo di aver fallito ancora prima di cominciare. Mi mancava il sacro fuoco dell'Arte. Non ero un genio, non ero capace di stupire. Senza ombrello, l'unico nudo nella tempesta in mezzo al circo del turismo londinese ero io. Nessuna fiamma da spegnere, perché ripararsi? Serviva soltanto un posto asciutto per riavviarsi la camicia, controllare allo specchio di un cesso qualsiasi quanti capelli avevo perduto nel pomeriggio ed ammirare un istante la minacciosa mistura di colori che possedeva il cielo, come un tendaggio adatto a chissà quale osceno rituale, prima di infilarmi nel tunnel stracolmo di gente. Lassù amoreggiavano furiosamente grigio, nero, rosso, in una tempesta che sembrava non dovesse finire mai. Nuvoloni da Apocalisse inondavano d'acqua ogni metro, ogni scanalatura nelle pavimentazioni e se ne fregavano della maglia già zuppa di sudore rancido dell'uomo-sandwiches, uno sventurato di Calcutta che faceva avanti e indietro per reclamizzare gli ultimi sconti. Espressione funerea, con i pochi soldi guadagnati si pagava una buca a Stratford insieme ad altri umani trattati da bestie da soma. I più coraggiosi della sua generazione erano impegnati nel giro della prostituzione a basso costo. Guadagnavano bene, invece lui doveva caricarsi sulle spalle un cartellone a due facciate per sbarcare il lunario. Abbandonavo quella zona di guerra griffata. Da topo all'aperto a topo da galleria, fino ai topi che continuavano a morire avvelenati sotto casa. Electric Parade, George Lane, Essex. Il vicolo di dietro, sporco da far spavento. Qualcuno riesce pure a scoparci. Londra insegna questo ed altro.