martedì 19 gennaio 2010

Infermiere ed infermerie

L'opera di pulizia continua senza sosta e con alterne fortune nella nostra epoca, ma non ne sono rimasto vittima. Per adesso. Emano ancora un cattivissimo odore; tra le antiche carte debitorie finite in chissà quale universo parallelo, (credo si tratti di questo universo parallelo, uffici ed archivi a non finire), i carteggi del periodo di felicissimi orrori chiamato adolescenza, i segreti più o meno ridicoli e gravissimi nascosti tra i testicoli e l'altra mente, non è che me la passi benissimo. Il futuro? Chi vuoi che si interessi del futuro? Il futuro è pane per i criminali. Anche quelli sprovvisti di armi da fuoco. Io non ho futuro. La fantasia di tanto in tanto si impietosisce e mi aiuta, funge da gruccia, contribuisce a tenermi in equilibrio nel lungo viaggio di ritorno verso la tazza del cesso o un vicolo buio che se ne stia zitto per un minuto. Ci si accorge sul serio di essere stati da qualche parte quando finalmente ci si siede sulla variante umana dello scranno dei re. E adesso? Adesso è tempo di andare a fare in culo. Sono ancora qui a sospirare nostalgia per le cose andate a male. Me ne sto qui, rincoglionito per sempre perché l’amore è ormai storpio. Bastardo, di infermiere ed infermerie non ne vuole sapere. Se ne sta rinchiuso in una oscura taverna, seduto in presuntuosa ed inevitabile solitudine a bere fortissimo. Lentamente si rialzerà e senza forze si incamminerà verso il sole, la sua unica casa. Esploderà a contatto con l’incandescente destino. Finalmente. Di infermiere ed infermerie non voleva proprio saperne.