lunedì 30 novembre 2009


Devo chiarire subito una cosa: non sono bravo con la scrittura e l'intelligenza ha preferito schivarmi e premiare qualche altro stronzo, quindi anche la cultura ha saltato il mio giro. Ho alle spalle un terrificante passato scolastico, fatto più che altro di visite ai compagni, ed alle compagne, di classe, e comparsate più o meno leggendarie nei corridoi di diverse scuole. Quel poco che so l'ho imparato leggendo per conto mio, grazie soprattutto ad un amico fraterno che ha saputo "svezzarmi". Però nell'arco di questi anni passati a rubacchiare soldi alla mia famiglia, ad accumulare debiti, a distibuire sciocchezze a tutti quelli che conosco e non solo, ho capito che non sempre la cultura rende grande chi la possiede. I miei nonni, ad esempio, non sono andati a scuola, (io che avrei potuto, ho disertato: questione di cervello), e non hanno mai avuto il privilegio di leggere un buon libro, ma ciò non cancella la loro grandezza, anzi, la esalta; essi conoscevano perfettamente la vita poiché erano costretti a viverla con le spalle dritte, ed erano abbastanza intelligenti da comprenderne trucchi, limiti e follie e vivere di conseguenza con assoluta dignità. Stesso discorso vale per mia madre, che ha saputo far fronte ad una serie impressionante di catastrofi provocate da personaggi scellerati (sangue del suo sangue) che le ronzavano e le ronzano ancora intorno. Senza la sua saggezza ed i suoi sacrifici con ogni probabilità oggi non sarei qui a raccontare quel che mi passa per la mente. Non so bene per quale o quali motivi ho scelto di aprire un blog; in teoria certe occasioni un cretino come me dovrebbe evitarle accuratamente, vista la possibilità di veder volare via il ridicolo velo con cui cerco, senza grossi risultati, di coprire le mie miserie. Però la frittata è fatta. Forse lo chiuderò prestissimo, forse no. Staremo a vedere. Ciò che più conta adesso è cominciare finalmente a dire la verità. Sul mio conto, sul mondo in cui vivo e sulla guerra che prima o poi tutti noi saremo costretti a combattere. Perché noi siamo in guerra.

Roberto Santilli