Una delle peggiori conquiste dell'Uomo Moderno non è la riservatezza da topi all'interno della propria stanza in un'abitazione di sconosciuti, ma la capacità di adattarsi alla situazione. A Londra milioni di persone vivono così, in questa specie di comunismo coatto in cui se si vuole sopravvivere si devono accettare regole allucinanti che ormai hanno infettato l'intero mondo occidentale e quei Paesi che a tale modello, volontariamente o meno, si sono piegati. Ditemi per quale motivo bisogna stare confinati in una casa non propria, ammucchiati più o meno dignitosamente (nell'accezione moderna di dignità, che spesso è lontanissima dal vero significato della parola) in case o simili costruzioni da dividere. A chi giova costringere le persone delle metropoli a cercare una camera da affittare, un bagno con altrui odori ed altrui macchie da pulire, idem con la cucina e via elencando? Non credo faccia bene a noi quaggiù. Condividere un posto con gli altri non vuol dire imparare a rispettare gli altri, ossia chi abita la tua stessa dimora. Al massimo si apprendono i fondamentali dell'isolamento, ci si abitua ad una condizione da precari e ci si abitua alla precarietà e dalla precarietà si è disposti a fuggire in qualunque modo, anche nel più immorale. Se nei condomini c'è chi fa fatica a sfogarsi con la propria moglie o amante o amica sul letto o in un altro punto della casa, figuriamoci nelle case affiancate a blocchi, come ce ne sono qui a Londra e in tutta l'Inghilterra. Io sono un figlio adottato dalla Modernità, ho vissuto ed emesso latrati nel consumismo e adesso mi ritrovo senza più una via d'uscita. I miei nonni, che appartengono ad un'epoca i cui connotati ho fatto appena in tempo ad annusare, avevano una loro casa. Piena di parenti e compaesani, ma era roba loro. Non esisteva il concetto di privacy perché in fin dei conti non c'era nulla da nascondere e perché generalmente ci si rispettava. Il sottoscritto, invece, ragazzo di città che si aggirava per la campagna, nella casa in affitto non ha mai goduto di alcuna libertà. Per questo ho dovuto prendermela, la libertà, quasi con la forza. Camminare senza far rumore, far attenzione a non far cadere nulla sul pavimento, chiedere agli amici di non alzare la voce, tenere d'occhio la pipì in notturna per farla cadere nella parte in ceramica del wc, perché anche la cascata liberatoria, cosa umana, avrebbe potuto disturbare quella di sotto. Nonostante ciò, in una famiglia numerosa come la mia non si poteva vivere in silenzio. Ci siamo presi le nostre sbracature ma le abbiamo pagate a caro prezzo, poiché in un condominio se alzi la voce quasi sempre ciò che dici, o urli, oltrepassa le mura e il pavimento. E chi fra i condòmini sta in silenzio e vive i propri guai al limite del mutismo ti guarda male. Io non guardavo male quelli di sotto perché litigavano. Io li guardavo male perché ce l'avevano con noi che gli abitavamo sopra e perché se la prendevano con noi per non occuparsi del proprio malessere. La Modernità ha prodotto e continua a produrre ben altri disastri, sia chiaro. Ma questo per me è un esempio molto chiaro in grado di spiegare come siamo finiti e a quali torture ci siamo abituati, salvo poi perdere la bussola ed accoltellare il vicino. Scrivo da protagonista. Se al posto della mia famiglia litigiosa ma alla fine unita e sana di mente ci fosse stata un'altra famiglia, magari più pratica e meno refrattaria alle vendette, forse, forse, la vicenda con gli inquilini del piano di sotto sarebbe finita in tragedia. Nel 2010, per non divagare, una grossa parte dell'umanità è finita a sopravvivere in spazi molto limitati che allontanano i nostri corpi dalla terra, che è fondamentalmente il posto da cui veniamo e sul quale ci esibiamo in questa commedia, giostre e voli permettendo. Se siamo arrivati a considerare normale coprire il cielo con assurdi palazzoni il cui compito è fare ombra per ricordarci che non contiamo nulla e per illuderci al contempo, come nelle "migliori" truffe, che abitare in alto equivale ad essere "divini", allora le speranze di cambiamento sono pochissime. Per le altitudini è meglio rivolgersi alle montagne, la cui ombra non è affatto irrispettosa.