lunedì 25 ottobre 2010

Dalle parti dell'Apocalisse - 1

Iniziasti ad accettare il disumano con leggerezza, cedendo ben presto e volentieri il comando al desiderio perché non eri e non sei un animale morale, ma un prodotto in carne ed ossa della fabbrica che sforna incessantemente nuovi Dei da adorare, tu, proprio tu, figlia della tentazione, tu tentazione senza fine, nuda ballerina, tu cuore di marmo che si crede in movimento. Se sei pentita e piangi lacrime sincere è per ucciderle una volta per tutte, per evitare che si facciano vive in seguito e nei momenti meno opportuni, quando con violenza chiedi più violenza, quando è un colpo forte nelle natiche ciò che più ti appaga e ti soddisfa e che ti fa essere viva, non sentire viva, quando più del sangue brami il godimento e per sopravvivenza ai tuoi occhi sacrosanta indichi un nuovo amore che non è nessun amore e non potrà mai essere l'amore. Ben accetti i maghi del nulla, purché si creda ad una frottola fatta passare per verità. Dovetti allontanare l'Arte dai miei campi incolti, l'Arte con tutta la sua insolenza e i suoi mentori e nemici. S'era concessa una libertà di troppo nei miei confronti. Sono io a chiederti di andartene, non sei tu ad evitarmi o a tendermi una mano per compassione. Misi piede in un cinema per filosofi impegnati e un cretino rise di me, non c'è posto per gli imbecilli come me. Nulla di diverso in sostanza, non c'era posto per il mio volto irregolare nel tuo Paradiso in Terra, quel fango presuntuoso che ti ostini a chiamare Paradiso. O peggio ancora Libertà, delitto ancor più grave. Hai molti alleati al tuo fianco. S'è sgretolata la mia speranza al primo contatto con il vostro pugno infame. Non si vede la fine di quest'assurdità. Già son state scritte le frasi fatte che ti spunteranno fuori dalla bocca da qui in avanti. Già son state pubblicate. Dicono che sono morto all'improvviso. Se non ricordo male, fu l'Apocalisse a farmi fuori molto prima che esplodesse.