Ho creduto che il terremoto fosse superiore alla morte stessa. Ora però sono sveglio. La morte usa tutte le armi di cui dispone e la terra che trema è un modo più o meno violento di ricordare all'umanità chi è che comanda. Ma non è certo l'unico modo, anche se ha sbranato molto e con ferocia tale da farlo sembrare, come ho detto, superiore a quella vecchia e inevitabile puttana. Anche se ha accelerato i tremendi effetti di certi veleni già presenti. Alessandro, Selene, Paolo e gli altri se ne sono andati perché qualcosa non funzionava bene da prima. Eppure, quella schifosa notte del 2009 ci ha messo del suo. Non ho vissuto nulla del 6 aprile se non una manciata di mesi, sospeso tra la trincea aquilana e il comodo rifugio costiero. Non so nulla delle 3.32, di ricostruzione, di tende e di appalti. Ho vomitato idiozie su un evento non vissuto fino all'ultimo giorno in Italia. Poi sono partito un'altra volta, lasciandomi alle spalle bende e cerotti. Continuo a ripetermi almeno una volta ogni ora che L'Aquila non è più roba mia, ma di chi eroicamente sta ingoiando bocconi amarissimi da più di un anno a questa parte. Credo sia giusto così, pure se il sangue mi brucia da mattina a sera. Non mi perdonerai. Lo so. Io continuerò ad amarti alla follia.
Buonanotte ad Alessandro, a Selene, a Paolo e a tutti i martiri aquilani e non.
Buonanotte, L'Aquila mia.